Sgarbi ricoverato, “atteggiamenti distruttivi”: come sta, parla l’amico

Vittorio Sgarbi, 72 anni, sta attraversando il periodo più complesso e difficile della sua vita. Da giorni è ricoverato al policlinico Gemelli di Roma. Oltre a dover far fronte a diversi problemi di salute, sta lottando contro una forte forma di depressione. Di recente lui stesso ne ha parlato. Adesso è l’amico Marcello Veneziani a dare notizie sul critico d’arte. L’immagine dello Sgarbi vulcanico e incendiario che per anni si è vista in svariate trasmissioni televisive non c’è più; è stata sostituita da quella di un uomo dimesso, stanco e spento. Nelle scorse ore Veneziani, tramite le colonne del quotidiano La Verità, ha indirizzato una lettera all’amico intitolata “Rialzati e cammina, capra!””. Lo scrittore ha poi rilasciato un’intervista al Corriere della Sera in cui ha raccontato in che condizioni è il politico.

Le rivelazioni dell’amico di Vittorio Sgarbi: come sta il critico d’arte

Veneziani, a proposito del suo ricovero e della depressione che ha travolto l’amico, con parole franche ha spiegato che “è figlia del suo narcisismo ferito”. Secondo lo scrittore oggi Sgarbi “ha la percezione che molte delle sue libertà impulsive non potranno più essere praticate. Il suo universo si sta restringendo: drammatico per chi è stato convinto di poter cavalcare il mondo. Una dimensione dell’io sproporzionata rispetto al passato e che lo porta ad atteggiamenti distruttivi”.

Lo scrittore ha quindi sottolineato come purtroppo molte volte la depressione è “un’ottima alleata della malattia”. Dall’altro lato ha sostenuto che, conoscendo Vittorio, non esclude che possa ad un certo punto verificarsi un auspicato “risorgimento personale”. Sempre secondo Veneziani, però, prima c’è un passaggio cruciale da cui Sgarbi dovrebbe transitare, vale a dire che dovrebbe passare attraverso “una sorta di “piccola morte“, lasciandosi alle spalle il “Vittorio Uno”, dicendogli addio, per aprire il capitolo del “Vittorio Due”. Dovrà insomma immaginarsi in un’altra prospettiva certamente meno egocentrica e più legata al mondo reale. E deve poi affidarsi ai Maestri…”.

Quando Veneziani si riferisce ai “Maestri”, parla di personaggi che il critico d’arte ha studiato e anche degli intellettuali ed accademici che lo hanno affascinato. Ad esempio Roberto Longhi e Federico Zeri. Lo scrittore suggerisce però soprattutto di affidarsi ai “Maestri” dell’arte come Caravaggio e Raffaello. “Il suo rapporto con loro dovrebbe riportarlo in piedi – ha aggiunto -. La nostra vita è trascurabile, passa e finisce. Ma le opere dei grandi restano. E lui deve continuare a occuparsene finché avrà fiato: la sua mente sa come accompagnarci da loro”.

Il rapporto tra Marcello Veneziani e Vittorio Sgarbi

Veneziani, nel corso dell’intervista al Corriere della Sera, ha spiegato di conoscere Sgarbi da anni e che lo ha incontrato in tantissimi convegni, dibattiti e seminari. Inoltre Vittorio collaborò con il suo “L’Italia settimanale” tenendo una rubrica dedicata alle sue polemiche.

Veneziani, a differenza dell’amico, ha condotto una vita più tranquilla, senza avventurarsi in “notti infinite” che terminavano all’alba. “No, mai. Stabilii un’amicizia che definii ironicamente un’adozione a distanza. Non avrei mai potuto seguire i suoi ritmi”, ha chiosato lo scrittore.

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